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Viaggiando nel suono del treno

Dopo la foschia sono arrivato su una spiaggia. Guardando l’orizzonte ho visto una nave che navigava alla lontananza, nel mio pensiero, lei sarebbe là, miei occhi seguirono la nave fino scomparire. Conoscevo la impossibilità di vedere questa nave di nuovo e lei dentro. In un albergo nella via principale della città, dalla finestra osservavo la notte e le luci, era come si trattasse di una donna sdraiata di fronte a me. Nella strada la gente camminava veloce come si loro non volessero ritardare, alcuni entravano nel cinema, i venditori di frutta urlavano qualcosa per vendere, aveva anche prostitute. Il mio cuore era un punto dell’incendio dalla città bombardata nel lato più popoloso di lei.

Subito sentivo un rumore del treno e ritornavo alla mia infanzia, mi ricordavo dei giochi sulla ferrovia, sotto i binari che portavano gli sogni lontano di me. Abbiamo lasciato le nostre infanzie nelle locomotive, dando addio a loro. A dove è stato i nostri sogni dell’infanzia? Chi lo sa? Nostre infanzie hanno sfumato come il fumo del treno dissipati per il vento.

Mi sono dimenticato di te negli strade lontane

E là mi ho ricordato di me

Le navi viaggiano dentro di me

Le navi hanno lasciato i porti e hanno navigato sull’oceano che c’è dentro di me. Il mio addio nelle spiagge, nei mari dentro di me. Ho visitato piccole isole. Ho scoperto la mia propria isola e ho capito che scoprire sue isole proprie è più importante che scoprire l’America.

Le navi partivano

Dei porti dentro di me

Le vele erano aperte

Per andare al nord del mio cuore

Il mio cuore si è dimenticato di te

Mentre la seppellivo

Negli oceani più profondi

Sentivo la malinconia dei sogni. Mai mi ricordavo dei miei sogni. Durante le notti avevo insonnie, dopo dormivo profondamente e volevo sognare. Mi svegliavo in pianeti lontani, con cose vive e piante strane. A volta mi svegliavo e avevo i miei sogni interrotto, era strano perché mi svegliavo dentro del mio proprio sogno. Passavo da un sogno a l’altro, ma non svegliavo nella vita reale.

 

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XV

Foi um encontro inusitado, naquela manhã de sábado, porque eu não esperava o turbilhão. Mas a XV de Novembro é assim mesmo, a cada quadra, uma manifestação. Vi perucas coloridas, ouvi uma canção. As vadias vinham ao meu encontro! Mergulhei na atmosfera do desfile, emocionada, sorrindo e concordei com o que elas solicitavam e denunciavam à cidade. Nas palavras escritas em cartazes e nos corpos seminus, a expressão de liberdade, de ser dona de si, abria espaço. Mulher pode vestir-se como achar melhor e deve ser respeitada. Assim, passaram como uma enxurrada, aplaudidas, fotografadas.

Meu feminino se solidariza com todas as vadias, desde muitos séculos.

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Rua XV de Novembro – Rua das Flores, em Curitiba, Paraná, Brasil.Fotos por Rodrigo Gomes.

 

Segui em frente, ainda pensando nelas e deparei-me com uma tenda que mostrava fotos de animais maltratados/processados, antes de chegar “à nossa mesa”. Fotos horríveis! A tristeza reavivou a culpa pela responsabilidade de ainda consumir e trouxe novamente a ideia de não comer mais carne. A vaga sensação de enjoo me impeliu a sair logo dali.

A carne, de dois jeitos, passou por mim, naquela manhã. Em ambos é desejada.

Não se passa pela XV, incólume!

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I colori del sacro: un legato di Carybé al Brasile

 

L’artista argentino Carybé (1911-1980) ha lasciato un legato prezioso al Brasile: la storia del Candomblé (religione africana) della Bahia, raccontata con colore e con l’arte sul 128 acquarelli. Un totale di 50 sono stati selezionati e fanno parte d’mostra “I Colori del Sacro”..

Il suggerimento è approfittare le due opportunità, visitare la mostra e anche conoscere il centro storico della capitale della regione di Pernambuco, nord-est del Brasile, oggi talmente rivitalizzata. tra cui la restaurazione della sede della Caixa, che prima ospitava una società bancaria inglese da oltre 60 anni.

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Bahia

Pittore, scultore, illustratore, designer, ceramista, storicista, ricercatore e giornalista Hector Julio Paride Bernabò, ha vissuto e divenne noto per Carybé. Si innamorò della Bahia in una visita fatta nel 1938, “l’anno che è stato definitivamente catturato dalla sua luce, la sua gente, il suo mare e la sua terra “, come ha scritto una volta.

IMG_3596Il sogno di tornare in quel mondo che tanto affascinava Carybé ha provocato il ritorno nel 1950 per non lo lasciare mai. Lì, ha iniziato la sua ricerca e documentazione dei tutti gli dei africani che fanno parte del libro ” Iconografia dei Dei Africani nel Candomblé dalla Bahia”. E ‘ una ricerca preziosa per la storia del Brasile.

IMG_3588“Questo lavoro fa solo finta di essere un documentario onesto e preciso delle cose del Candomblé. Ci sono disegni da 1950 fino quest’anno, 1980, che mostra feste, costumi, simboli e cerimonie per me visto e vissuto in questo meraviglioso mondo che gli schiavi a noi hanno portati e situato nel profondo del cuore della Bahia. Mondo amorevolmente nutrito dallo Iyalorixás o Babalorixás (capo del Candomblé), mondo degli dei modesti e degli uomini che ancora oggi affrontano entrambi terribili e voraci i dei contemporanei: la scienza e il progresso”. Questo era il testo di presentazione scritto dall’artista quando ha mostrato il suo lavoro al pubblico.

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The Colors of the Sacred: Legacy of Carybé to Brazil

The Argentine artist Carybé (1911-1980) left a precious legacy for Brazil: the history of Bahia Candomblé reckoned with colors and art in 128 watercolors. A total of 50 were selected and are part of the show ‘The colors of the Sacred’, open to the public until July 27, in Recife, in the building, also historical, of Caixa Cultural, at ground zero of the city.

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Headquarters Caixa Cultural Recife. Ground Zero. Old English bank. Photo by Mari Weigert

The suggestion is to take advantage of both opportunities, visit the exhibition and discover the historical center of Recife, now fully revitalized, including the restoration of Caixa’s headquarters, which housed an English banking company for over 60 years.

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Oxalufã – Opô Afonjá. Photo by Mari Weigert

Painter, sculptor, illustrator, designers, ceramic artist, historian, researcher and journalist Hector Julio Paride Bernabó, lived and became known as Carybé. Fell in love with Bahia in a visit he made in 1938, “the year that I was definitely caught by its light, its people, its sea and land”, as he once wrote.

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Time dancing on one leg. Photo by Mari Weigert

The dream of returning to that world which was so fascinating to Carybé  made him return in 1950 to never go back. There, he began documenting all African gods that are part of the book “Iconography of African Gods in Candomblé of Bahia “. It is an invaluable research for Brazilian history.

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Iansã – Olga of Alaketu. Photo by Mari Weigert

“This work only pretends to be an honest and accurate documentary about Candomblé things . There are drawings from 1950 to this year of 1980 showing parties, costumes, symbols and ceremonies for me seen and experienced in this wonderful world that slaves brought in and placed deep in the heart of Bahia. World lovingly nurtured by Iyalorixás and by Babalorixás, world of modest and humans gods who still face two terrible and voracious contemporary Gods: Science and Progress. “That was the presentation text written by the artist himself to present his work.

 

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Oxossi- Opô Afonjá (Logun Edé – god of hunting)