IMG_2282

A Brazilian way that delights me

IMG_2282A pleasent hum came from the street, in that sunny morning in Natal, Rio Grande do Norte, northeastern Brazil, where the temperature never exceeds the limits of the unbearable, where the sun shines all year. The lively rhythm caught my attention and I went to the window and this was my surprise: I came across a simple scene – a man dressed in orange, heavy clothing, hot for that heat, sweeping the street still shaded by mango trees in that beginning of day. It was the dustman doing the routine cleanness calmly focused on his task or, in this case, the rhythm of his music.

That unexpected sing under my window made me realize the wonderful day that was rising and think we really have to thank more than complain!  When we complain about life without the need, we lose the opportunity to see the little things that make the difference. Sing and smile are two wonderful proposals to decorate the life. You can imagine someone casual, relaxed, working hard? There, under my window was presented the example that it was possible.

How a situation leads to another, I remembered a scene that caught my attention in Florence, Italy, last year. A “bello ragazzo” strong, with frizzy hair, long blond, dressed in a uniform of dustman, removed the trash bags of the cans spread around the city streets and did it frowning and scowling with sudden movements that he almost knocked me down when I passed by. Then, I said to my buttons analyzing …. how are interesting the cultural contrasts. The Brazilian, simple people, takes seriously the popular saying, “He who sings scares away his evil.”

To the italian, cleaning his street was something to give a bad mood (Europeans usually delegate these services to people of the third world). However, the crisis shows that the situation is changing in many European countries and that who is “well-created” is already subjecting himself to primary jobs because of the lack of choice of work.
Exactly this lightness of our people that I have missed when I was living out of my country. There are lots of Brazilians who sings and smiles for nothing. A people who love a good “prose”, especially when you are woman and find another one to gossip anywhere, to make time pass in spaces like a bus stop, travel pieces, doctors, and even in hospitals. The motto is to talk without thinking.

In Europe it never happens, at most, a direct response to an information that is asked with seriousness and speed. For those who felt like an exiled (exaggeration aside, actually I was studying there), with a deep lack of communication, a chat about banalities, live this way was something to hurt my heart missing my little land, especially in those cold and completely white days of snow existing in European life.
Perhaps, for the habit I have of talking to people on the streets, without prejudice, this situation was accentuated in my psyche. I even like this quietness, however when I decide to talk is “to worth”.

An episode I will never forget was when I was hospitalized for a day and a half in a hospital for tests and see gall bladder problems. Was a ward with two beds and my roommate was a chatterbox in potential (just like me).

I remember we talked nonstop, each lying on her bed, side by side, for almost two days. I already knew everything about her life and she knew everything about mine. It may have been a nervous “surge” for being doing nothing, but the time passed so fast that I even realized being in a hospital.

We became great friends for a few hours, until we receive “medical discharge” for then we never see and the stories become forgotten in the files of our minds.

These small casualties make a difference in my concept about Brazil. It is exactly the spontaneity of our people that welcomes me and feeds me, always, and makes me move forward with the sure that my country is a yellow-green, rough stone, a rare jewel that just needs polishing and effort all to build a better life!

IMG_2282

Un modo brasiliano che mi affascina

 

Lavorando e cantando

Un cantare piacevole è venuto dalla strada in quella mattina di sole a Natal, Rio Grande do Norte, nord-est del Brasile, dove la temperatura non supera i limiti dell` insopportabile, dove il sole splende tutto l’anno.

Il ritmo vivace ha attirato la mia attenzione e mi ha fatto andare alla finestra a lanciare uno sguardo e qual é stata la mia sorpresa con la scena fantastica – un uomo di uniforme molto pesanti al clima caldo, spazzando la via ancora ombreggiata da alberi di mango in quelle prime ore del mattino. Era lo spazzino che facceva il suo solito compito tranquillamente  concentrato anche al ritmo della sua musica.

IMG_2282

Della finestra

Uno spazzino cantando di un modo inaspettato nella via,sotto la mia finestra, mi ha fatto riflettere che abbiamo più a ringraziare che di lamentarsi, sopratutto perché cominciava una bella giornata! Quando ci lamentiamo della vita senza necessità, perdiammo la possibilità di vedere le piccole cose che fanno la differenza. Cantare e sorridere sono due proposte da vivere meglio. É possibile capire o immaginare che una persona può lavorare duro e allo stesso tempo rilassato? Lì …. sotto la mia finestra si presentava  l’esempio di  che questo era possibile.

Come una situazione porta all`altra, questa scena dello spazzino cantando mi ha fatto ricordare ad altra che ha attirato la mia attenzione a Firenze, in Italia, l’anno scorso. Un “ragazzo bello” forte, con i capelli lunghi biondi  e vestito con un uniforme di spazzatura, rimuoveva sacchi della spazzatura sparsi per le vie della città bruscamente con malumore, talmente, con movimenti di improvvisi che quasi mi ha fatto cadere quando lui ha passato.

Alegria

Poi ho detto a me propria, come sono interessanti i contrasti culturali! I brasiliani che sono gente semplice hanno la capacità di capire l’adagio, “chi ride e canta il suo male spaventa”.’

L’ italiano non accettava con tranquillità il fato di essere uno spazzino. A lui questo impegno era qualcosa che gli dava cattivo umore (gli europei in genere delegano tali servizi alle persone del terzo mondo). Tuttavia, la crisi mostra che la situazione sta cambiando in molti paesi europei e ragazzi  di buone famiglie già stanno si sottoponendo ai lavori più umili.

Forse, perché ho l’abitudine di parlare con tutte le persone nella via , senza pregiudizi. Mi piace restare zitta, ma quando decido di parlare è davvero.

Mai dimenticarò

Un episodio che non dimenticherò mai, è successo quando sono stata ricoverata in ospedale per un giorno e mezzo per vedere i problemi della cistifellea. Era un infermeria con due letti e alla mia compagna di stanza piaceva chiacchierona come me. Mi ricordo che abbiamo parlato senza fermare, ognuna distesa sul letto,una accanto all`altra, per quasi due giorni. Noi già sapevamo tutto una della vita dell`altra. Potrebbe essere stata una”crisi” nervosa di non fare nulla, ma il tempo passava così in fretta che nemmeno mi sono reso conto di essere in un ospedale. Siamo diventati grandi amici per qualche ora, finché noi abbiamo ricevuto l`autorizzazione di uscire. Mai più ci siamo viste e le storie sono state dimenticate negli archivi della nostra mente.

In Europa non succede mai di questo modo, quello che si riesce al massimo è una risposta diretta alle informazioni che si chiede con serietà e velocità. Un comportamento difficile di accettare perché mi sentivo come in esilio ( in realtà stavo studiando lì), con una profonda mancanza di comunicazione e della chiacchierata banale, in cui vivere cosi senza interagire spontaneamente con persone mi sentivo con un dolore profondo  nel cuore e una nostalgia della mia patria, soprattutto in quei giorni che nevicava e faceva freddo, totalmente incolore e bianco, quello che è comune nell`inverno della vita europea.

Sono piccole cose che fanno la differenza nel mio concetto sul Brasile. Ed è proprio la spontaneità del nostro popolo che mi accoglie e mi nutre sempre e mi fa andare avanti con la certezza che il mio paese è giallo-verde, pietra grezza, un gioiello raro che ha bisogno della lucidatura e lo sforzo di tutti da costruire una vita migliore!.

IMG_2282

Um jeito brasileiro que me encanta

Um cantarolar agradável surgiu da rua, naquela manhã ensolarada em Natal, Rio Grande do Norte, nordeste do Brasil, onde a temperatura em média é de 26 graus e no verão chega a mais de 30, portanto,é uma cidade onde sol brilha o ano todo. O ritmo animado me chamou atenção e fui à janela e tal foi minha surpresa:  me deparei com uma cena singela – um homem vestido de alaranjado, roupa pesada, quente para aquele calor, varrendo a rua ainda sombreada pelas mangueiras naquele início de dia. Fazia a limpeza de rotina tranquilamente concentrado na sua tarefa ou, neste caso, no ritmo de sua música.

IMG_2282Aquele cantar inesperado debaixo da minha janela me fez perceber o dia maravilhoso que despontava e pensar que realmente temos mais para agradecer do que se queixar!  Ao reclamarmos da vida sem necessidade, perdemos a oportunidade de enxergar as pequenas coisas que fazem a diferença. Cantar e sorrir são duas propostas maravilhosas para enfeitar a vida. É possível imaginar alguém descontraído, em relax, trabalhando duro? Ali, debaixo da minha janela se apresentava o exemplo de que  era possível…

Como uma situação leva a outra, lembrei de uma cena que me chamou atenção em Florença, na Itália, no ano passado. Um “bello ragazzo”, forte, com cabelos crespos,louros compridos, vestido em um uniforme usado pelos funcionários de limpeza pública, retirava os sacos de lixo dos latões espalhados pelas ruas da cidade e fazia isto de cara fechada e cenho franzido, com movimentos bruscos que quase me derrubou quando passei por ali.

Então, disse para os meus botões analisando…. como são interessantes os contrastes culturais.

Para o italiano limpar a rua era algo de dar mau-humor (os europeus normalmente delegam estes serviços para o povo do terceiro mundo). No entanto, a crise demonstra que a situação está mudando em muitos países europeus e que os “bem criados” já estão se sujeitando a empregos primários por falta de opção de trabalho.

Exatamente esta leveza da nossa gente que senti falta quando estava vivendo fora do meu país. Tem muito brasileiro que canta e sorri à toa. Um povo que adora uma boa “prosa”, especialmente quando se é mulher e encontra com outra para tagarelar em qualquer lugar, para fazer o tempo passar em espaços como um ponto de ônibus, trechos de viagens, consultórios médicos, até em hospitais. O lema é falar sem pensar.

Na Europa jamais isto acontece, quando muito, a resposta direta de uma informação que se solicitou com seriedade e rapidez. Para quem se sentia como uma exilada quando vivi um período em Roma, com uma carência profunda de comunicação, de um bate-papo sobre banalidades, viver assim era algo de doer o coração de saudades da terrinha, especialmente naqueles dias frios e totalmente sem cor e brancos de neve existentes na vida europeia.

Talvez, pelo hábito que tenho de falar com pessoas na rua, sem preconceitos, esta situação se acentuou na minha psique. Até gosto de quietude, no entanto quando resolvo falar é “pra valer”.

Um episódio que nunca esquecerei foi quando  fiquei internada durante um dia e meio, num hospital para fazer exames e constatar problemas na vesícula. Era uma enfermaria de dois leitos e a minha companheira de quarto era uma tagarela em potencial ( eu também). Lembro que falamos sem parar, deitadas cada uma no seu leito, lado a lado, durante quase dois dias.  Eu já sabia tudo da vida dela e ela tudo da minha. Pode ter sido um “surto” nervoso por estar sem fazer nada, porém o tempo passou tão rápido que nem me dei conta de estar em um hospital.

Nos tornamos por algumas horas grandes  amigas, até recebermos “alta médica” para em seguida nunca mais nos vermos e as histórias  ficarem esquecidas nos arquivos da nossa mente.

Estas pequenas casualidades fazem a diferença no meu conceito sobre o Brasil. É exatamente a espontaneidade do nosso povo que me acolhe e me alimenta e me faz seguir em frente apostando nas pessoas e com a esperança que um dia tudo, tudo, tudo vai dar certo  ou tudo,tudo,tudo vai dá pé, como canta Gilberto Gil, na música Não chores mais. É isso aí, quem canta os males espanta!

 

img_4445

Típica cidade inglesa é famosa pelos banhos romanos

A cidade inglesa de Bath conserva ruínas romanas que são a atração nos passeios

As águas termais de Bath – graciosa cidade, com vários edifícios vitorianos, localizada a 119 quilômetros de Londres, provavelmente fundada no ano de 863 aC, por um rei Celta –  atraíram os romanos na antiguidade, que encontraram ali o lugar ideal para construir os seus famosos espaços de banho.

As imensas piscinas públicas utilizadas por eles para lazer, encontros e local de reunião de negócios foram transformadas hoje em museu e visitadas por pessoas de todo o mundo.

img_4423
Termas romanas abaixo do nível da rua. Foto Mari Weigert
Termas

As termas propriamente ditas se situam abaixo do nível da rua e os edifícios originais são divididos em quatro grupos, entre os quais estão: o “Manancial Sagrado”, o “Templo Romano”, as próprias “Termas romanas” e a “Casa Museu”.As estruturas, que se situam ao nível da rua, datam do século XIX. O primeiro santuário de águas termais construído neste lugar foi erguido pelos Celtas, dedicado à deusa Sulis, que equivale a deusa Minerva para os romanos.

img_4396
Catedral de Bath. Foto Mari Weigert
Piscinas soterradas

Depois da saída dos romanos os banhos caíram em desuso em Bath e algumas piscinas foram soterradas pelo processo de sedimentação. As termas foram submetidas a diversas modificações entre as quais estão as do século XII, quando Juan de Tours construiu um edifício de águas curativas, na mesma fonte do manancial, que abastece as termas de água, as do século XVI, quando o governo da cidade construiu algumas novas termas (Queen´s Bath), localizadas ao sul do manancial. Essa última atualmente localizada no interior de um complexo construído no século XVIII pelos arquitetos John Wook  (pai e filho).

Durante o período do poder da rainha Vitória, Bath consolida-se como lugar da moda e passa a ser frequentada pela corte e por grandes nomes do cenário político e literário da Inglaterra. Muitos ilustres visitantes como Charles Dickens, Jane Austen, Oliver Goldsmidh, Lord Nelson e o explorador Livingstone, conheceram Bath.

 Os banhos públicos tinham seus críticos e no ano de 1668, o escritor Samuel Pepys escreveu que Bath não poderia ser uma cidade limpa com tanta gente banhando-se junta na mesma água. Nesta época a cidade tinha 1200 habitantes e cerca 150 estabelecimentos  que ofereciam banhos públicos.