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Instalação na Bienal de São Paulo mostra as diferenças individuais

A instalação de ‘Vivan los campos libres’, do espanhol Antonio Ballester Moreno, em Afinidades Afetivas, da Bienal de São Paulo, provocou em mim o ‘non lo so che’ – o não sabido. Os inúmeros cogumelos de barro colocados um do lado do outro, iguais no tema e diferentes na forma, expressaram a diversidade do ser humano.

Não é ‘pira’ não, o fato de associar cogumelos a indivíduos.

Por que? 

Eles foram feitos em oficinas, com alunos de cinco escolas da rede municipal de ensino de São Paulo (CEUs de periferia), escolas particulares e funcionários da Bienal. Na infinidade deles, nenhum possui forma idêntica ao outro. Cada um deles possui a marca daquele que o moldou.  Olha a poética que existe nisso!

A proposta

‘Vivan los campos libres’ (Vivam os campos livres) é uma instalação composta por pinturas, que representam os diferentes aspectos da natureza, e milhares de cogumelos feitos por pessoas diferentes. A instalação é inspirada no modo como a combinação de certos elementos produz outros. Assim como a terra, o sol, e a chuva produzem cogumelos.

Antonio Barcellar

“Somos todos diferentes. Cada um vê o mundo de uma forma distinta. Cada vez que nos movemos também, move-se o mundo que nos rodeia. O que nos rodeia a cada momento é parte de um universo particular que se move conosco. O ambiente faz o mundo.”

O não sabido

“A função do belo, Freud introduz pela psicanálise. É  alguma coisa que repelimos e que  atinge a  ‘ignorância essencial’ um ‘non so che ’ – o não sabido. Algo diferente, involuntário, que faz atração imprescindível sobre esta resistência.

O trabalho de atração sobre a repulsão é a obra. É por isso, que para entender “o belo” é preciso manter presente a psicanálise – porque é por ela que  se explica  o fato que o individuo em seu inconsciente é transformado e  como acontece essa transformação para se aproximar do belo”. Aulas de Crítica de Arte de Maria Letizia Proietti. Sapienza Università di Roma.

 

 

 

Hidden Sun - Obra de Zilvinas Lanzbergas, Bienal de São Paulo 2018, un sguardo fatto da una parte che si vedi la natura nel Parco Ibirapuera. Un sguardo di Marcovaldo.

Cosa da leggere quando cambia le stagione

Attenzione ai lettori voraci!…Attenzione a tutti coloro che amano leggere libri sulla vita quotidiana e la semplicità del bello. Attenzione chi ama la letteratura e chi non ha ancora letto nulla di Italo Calvino. Suggerisco di metterlo nella sua lista; a proposito … lo mette nel top della lista!

Un libro di Italo Calvino è arrivato nelle mie mani mentre ancora studiavo l’italiano, ciò perché volevo essere in grado di leggere alcuni autori nella lingua originale. La mia insegnante, Alexia, poi mi disse che se volevo leggere uno scrittore che scriveva molto bene in italiano, dovevo leggere Italo Calvino.  Lei ha dimenticato di raccontarmi del meraviglioso mondo che ero per scoprire quando una delle storie di Calvino è arrivata a me.

Marcovaldo

Lì ci sono Calvino, Marcovaldo e me. Cercando nella grande città la poesia che nasconde. Chi è Marcovaldo? Marcovaldo è il personaggio principale del romanzo che si intitola con il suo nome. Marcovaldo è l’uomo semplice della grande città. Colui che nessuno parla, nessuno ha visto; che si nasconde dietro milioni di ragazzi della classe operaia nel mio e nel suo paese.

Come Calvino lo descrive; Marcovaldo è un’anima semplice, un grande padre di famiglia che a volte lavora come muratore o come commerciante di un’azienda. Malcovaldo viene dalla campagna o è questo che capiamo. Perché la poesia in prosa di questo libro di Calvino riguarda proprio quei piccoli dettagli che un padre della famiglia operaia e sofferente può trovare in città.

E così il libro inizia:

“Nel mezzo della città di cemento e asfalto, Marcovaldo va alla ricerca della natura. Ma c’è ancora? Ciò che trova è una natura dispettosa, di proposito, impegnata nella vita artificiale. ”

E così guardo tutti i giorni per questa città, quella che vivo. Proprio come una volta avevo guardato Curitiba. Sembra che tra tanta casa, così tanto shopping, tanto parco a tema stiamo perdendo l’umanità delle città … le stiamo trasformando in mostri a favore dell’avanzata, a favore della logica postmoderna.

E dove sono rimaste i cittadini? Condannato a guidare un’auto senza marciapiede ?! Da entrare nei centri commerciali senza finestre e che nascondano l’uscita in modo che Lei venga perdersi in mezzo a così tanto consumo. Per molto tempo ho vissuto in questa dinamica. Nelle dinamiche americane tanto acclamate in Brasile.

E dove sono rimasti i cittadini? Condannato andare soltanto con la macchina in una città senza marciapiede ?! Entrare nei centri commerciali senza finestre e andare dentro senza trovare la via d’uscita in modo da perdersi in mezzo a così tanto consumo. Per molto tempo ho vissuto in questa dinamica. Nelle dinamiche americane tanto acclamate in Brasile.

Tredici anni fa che sono arrivata in Europa, in quella epoca tutto mi sembrava strano. Questa cosa di fare compra non in shopping, così nelle vie, andare da un posto all’altro senza una macchina, bere un caffè con gli amici, far pagare più tasse qualcuno che c’è una macchina. Qui ho visto l’umano che può essere una città.

Prendere metropolitano, camminare in centro, incontrarsi nelle caffetterie, trascorrere giornate piovose  in cinema (che si trova fuori centro commerciale, nelle vie) e nelle giornate di sole passare nel parco.

Qui ho visto che è necessario avere posti bellissimi, eleganti edifici e che vengano in armonia con la natura esistente. Altre città più umane. Questo è ciò che chiamiamo. Gli esempi abbondano: Bruxelles, Amsterdam, Amburgo, Lisbona, Roma, e la lista continua.

Vita artificiale di meno

Andando per le vie di Madrid, il municipio ha cercato di mettere frasi, una poesia in ogni passo della zebra. Proprio lì sull’asfalto, sul terreno … Mentre aspettiamo il segno, possiamo fermarci a leggere questa frase, questo pensiero, questa poesia …

Quindi, forse questa frase porta a un’idea, un pensiero che faccia sorggire dentro di noi un sguardo distinto di tutto quello che ci circonda.

Questa è l’idea del libro di Calvino. Dal mettere su un personaggio semplice, la possibilità di guardare una città come nessun’altra. Vedere la poesia e la grazia dove nessuno vedrebbe e prende la loro vita ingrata giorno per giorno meglio di molti che vivono comodamente.

“Questo Marcovaldo aveva un occhio che non era adatto alla vita della città: avvisi, semafori, vetrine, cartelli luminosi, poster, non importava quanto studiassero per attirare l’attenzione, non fermava mai il suo sguardo, che sembrava essere perso nelle sabbie del deserto. Appunto, non aveva una foglia gialla in ramo su albero, una piuma intrappolata in una terrazza non gli era mai sfuggita: non c’era una mosca sul dorso di un cavallo, una termite in un tavolo di legno, una corteccia di fico schiacciata sul marciapiede che Marcovaldo non osservasse e commentasse, scoprendo i cambiamenti delle stagione, i suoi i desideri più intimi e le miserie della sue esistenza “.

Marcovaldo è una lezione di vita per tutti coloro che non sanno vedere oltre l’ombelico che la vita è una poesia in sé. Marcovaldo è la prova che chiunque, per quanto umile, ha la capacità di vivere e condurre una vita piena di avventura e magia, e che non è necessario avere studi o essere intellettuale per godersi un tramonto, la crescita di una pianta o la luna piena in estate.

Masrcovaldo è contento dell’odore della cibo, dorme su una panca in estate, va al cinema in autunno e coltiva una pianta nell’ufficio del suo capo.

Marcovaldo è felice da vivere. Sto imparando con Marcovaldo … e con Calvino … quella felicità è ciò che decido e concedo potere …

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Leia livros para ‘os pequenos’ e desperte a sua criança interior

Existem livros de histórias que enchem nosso coração de amor e alegria… E isso também diz respeito às histórias infantis, que sempre fizeram parte da minha vida. 

Ler para os “pequenos” é encantador, mas ler para acordar a criança que há em mim, sempre foi delicioso. Acho que isso tem a ver com o fato de não querer deixar meu coração endurecer e não me tornar apenas uma “pessoa grande”, como diz meu querido companheiro de cabeceira, o Pequeno Príncipe.

O menino que florescia

Eu procuro ler livros de histórias infantis para continuar acreditando em fantasias puras e no faz de conta. A sensação de leveza é deliciosa e faz da minha vida muito mais alegre.O último livro infantil que tive a oportunidade de ler foi “O menino que florescia”, uma historinha linda de duas crianças com suas peculiaridades.

O querido Vicente, um menino, cujo corpo nascem flores dependendo do sentimento ou do momento em sua família um tanto estranha. Além dele, há também Angelina, uma doce menina com uma perna mais curta que a outra, que faz parte de uma família de dançarinos. 

Angelina

Ela tem mais um charmoso segredinho…..

Contudo recomendo que deixe sua criança interior despertar para que a “pessoa grande” não te endureça e consiga fazer com que se envolva em leituras como esta, deste lindo livro. E se quiser saber do segredo de Angelina e entender a razão do Pequeno Príncipe falar das pessoas grandes, deixo aqui estas dicas…boa leitura!

*O Pequeno Príncipe de Antoine de Saint-Exupéry.
*O Menino que Florescia de Jen Wojtowicz.”

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Cosa nasconde dietro all’opera di Botticelli in Primavera

L’opera Primavera, di Sandro Botticelli, è una delle più noti del Rinascimento, sia per la bellezza e la perfezione del lavoro dell’artista, sia per la sua complessa allegoria. Ho avuto il piacere di verdela due volte, nell’originale, alla Galleria degli Uffizi, a Firenze. Ma ho voglia vederla di nuovo. Questa volta con uno sguardo che viaggia attraverso i dettagli della mitologia.

Questi giorni ho letto una pubblicazione dall’amico, professore di Lettere, Antonio Puleo, di Crotona, nel Facebook. Lui ha parlato dei dettagli e del concetto mitologico inserito nel dipinto. Per due volta ho osservato nell’originale la bellezza e la maestria del lavoro di Botticelli. Tuttavia, leggendo i commenti del mio amico Puleo, ho sentito intensamente, con un sguardo più ingrandito. Come conseguenza, ho intensificato il mio desiderio: condividere con voi lettori del PanHoramarte ciò tutto che c’è dietro la creazione da un’opera d’arte. La primavera di Botticelli affascina!

Sandro Botticelli. Autorittrato

Mitologia

Questo stupendo dipinto a tempera su tavola, del fiorentino Sandro Filipepi, detto il Botticelli, è del XV secolo ed è esposto nella Galleria degli Uffizi.È uno dei dipinti più noti e apprezzati del Rinascimento e fu realizzato, secondo gli studi più accreditati, per un cugino di Lorenzo il Magnifico.


Il soggetto è di tipo mitologico e richiama il mondo classico greco/romano.
Se si osserva con attenzione l’opera, a destra è visibile Zefiro, il vento prinaverile, che insegue la ninfa Cloni, figlia di Zeus, di cui è innamorato.

Cloni però è irraggiungibile e si trasforma in Flora che è la personificazione della primavera . Al centro c’è Venere, dea dell’amore ed in alto Cupido…

che scaglia le sue frecce verso una delle tre Grazie.

Infine Mercurio, che dirada le nuvole che minacciano la primavera in arrivo.
Il significato del dipinto è simbolico e misterioso e varie sono le interpretazioni dei critici, discordanti tra loro”. Ricerca di Antonio Puleo. Italiani e oriundi. dal mondo arte, cultura, luoghi.

Botticelli

Sandro Felipepi è nato a Firenze. Figlio di un conciatore di pelli. Il giovane Sandro è apprendista da un orafo, forse Botticelli. Per un periodo fu allievo di Filippo Lippi, fino al 1466, all’età di 21 anni.

Nel 1475 iniziò a dipingere per i Medici e il loro entourage, realizzando le sue opere più celebri, tutte agli Uffizi, oltre a temi allegorici: Primavera, Nascita di Venere, Palade e il Centauro. Altri di carattere sacro come L’adorazione dei Magi e con molti ritratti d’epoca.

La sua carriera culminò nell’era dei Medici. A Roma  realizza tre affreschi per la Cappella Sistina ed è uno degli artisti più importanti di Firenze sotto la protezione di Lorenzo il Magnifico.

Quando la politica cambia e la caccia dei Medici è determinata, la crisi spirituale influenzata dalle prediche di Savonarola, l’artista sceglie isolarsi e dedicandosi a opere misticheggianti come Calunnia degli Uffizi (1495), Crossifissione (1497), Natività Mistica (1501). Botticelli muore quasi dimenticato e in disgrazia. Ricerca: Uffizi, arte, storia, collezioni – Giunti.