Da parte mia posso garantire che scrivere rappresenta la mia vita. La mia cura. Ne ho tolto il sostentamento e lo continuo a leggere e scrivere come se fosse una droga in cui non riesco a liberarmi.
Quando scrivo ricordo sempre la mia bisnonna Marie, da parte della mamma che viveva in un’epoca in cui le donne non avevano molte possibilità di leggere e scrivere. Principalmente, in una città di immigrati come Curitiba nel XIX secolo, in Brasile.
Marie era una guerriera nella sua vita, probabilmente un po ‘frustrata. Ha avuto otto figli e all’inizio del suo matrimonio (17 anni) ha preso una sculacciata dalla madre, quando è stata sorpresa sdraiata a letto a leggere un romanzo e il pranzo in cucina dimenticato. Leggete la storia di Marie – Essere casalinga, io?
Anch’io mi lascio sedurre dall’arte delle parole. Nella lettura ho seguito tutti i livelli intellectluali. Con più o meno 10 anni di età mi sono dedicata a leggere i libri “l’acqua con lo zucchero” che erano della mia madre. In poco tempo ero stanca da questa litteratura quasi racconte di fate. Con miei 14 ho cominciato a leggere i libri del mio padre, che al comando di mia madre sono stati gettati nella soffita. Erano troppo piccanti, diceva lei. Era il pensiero di mamma limitato all’amore passionale. A papà piacevano anche la buona letteratura dei classici e l’avventura.
È certo che il vietato ha sempre suscitato più curiosità. Così, nascosta nel soffito ho letto tutto che mi ha datto voglia di leggere. All’età di 14 anni ho letto La storia della prostituzione, A Carne, di Julio Ribeiro, Kama Sutra, Casa de Pensão, di Aluízio de Azevedo, e altri classici piccanti e molti come José de Alencar e Machado de Assis, famosi brasiliani.