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La sculacciata. Parte I

Vialle Candido de Abreu, Curitiba / Brasile, 1888 – Casa di Marie Wanke Weigert

La mia storia comincia in realtà nel giorno in che mia madre mi ha dato una sculacciata perché stavo leggendo un bel romanzo tutta a mio aggio sdraiata sul mio letto matrimoniale trovandomi la regina della casa.

Immaginate una donna sposata prendendo qualche sculacciata della madre con una verga di mela come si fosse una bambina disubbidiente. Sbagliato o no, questa storia è stata raccontata tra i miei discendenti e passata a generazione e generazione.

Famosa nella famiglia

L’episodio mi è resa famosa nella famiglia e evidentemente che non me ne frega questo e anche mantengo come eredità alle generazioni future che desiderano ricevere il dono di amare la lettura.

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Tutto è iniziato quando Edward si lamentava con mia madre che io all`invece di fare il pranzo stavo leggendo a letto. Confesso che neanche mi ricordavo della casa e delle mie attività quotidiane … Edward è andato a lavorare la mattina e io rapida mi sono buttata a letto e ho affondato nelle pagine di un fantastico romanzo.

Dovete sapere l’inquietudine che arriva quando viene la voglia insana di vedere la fine di una storia. Mi sono resa senza resistenza a questa necessità.

Vergogna

Che vergogna! Ero sdraita a letto come una regina e non ho sentito il tempo passare e Edward arrivare e mi guardare in quella delizia letteraria. Mi vergognavo sì, ma molto diverso da quello che ognuno prova quando si sbaglia o non sa fare qualcosa di giusto. La mia vergogna era come se fosse una bimba catturata in una confusione, in uno scherzo che nel profondo dell`anima nasconde una certa sensazione di trionfo per aver fatto un gioco.

Io amo leggere… Penso che i libri siano destinati a essere divorati, saziate, con gli occhi e le loro storie a penetrare nella nostra mente e si mescolare con i nostri pensieri in sogni incantati in rivelazioni in conoscenza e saggezza…

Ma anche così, il fatto di essere catturata a lettura in questa epoca in cui le donne non hanno avuto spazio nel mondo intellettuale e anche nel mercato del lavoro, un’altra sensazione mi prendevo. Ho anche provato una delusione enorme rispetto al mio nuovo ruolo: quello di moglie.

Responsabilità

Ho pensato che ora sposata potevo vivere una vita più tranquilla senza la responsabilità infinita di fare la pulizia interminabille della casa, di lavare gli abbigliamenti, di fare il pranzo ogni giorno. Ho pensato che Edward sarebbe più gentile con me e non richiederebbe che faccesse così rigorosamente i miei doveri da casalinga. Dopo di tutto, lui ha 10 anni più di me e potrebbe essere più indulgente con la mia poca esperienza di vita – Ho solo 17 anni.

Io Marie Weigert ora Wanke sono la primogenita di una famiglia con 10 fratelli e poveretta della mia mamma ha bisogno del mio aiuto per educare i figli e fare la cura del negozio di Maccellaria. Sempre ho ammirato la sua voglia e il suo coraggio quando ha lasciato tutto in Germania e ha scelto vivere accanto al suo marito( mio padre) in un paese tanto lontano e diverso da quello in che abbiamo vissuto.

Questo senso che mi è spinto a condividere con dedizione il servizio di casalinga e come conseguenza ha aumentato la mia responsabilità di vita e non mi ha lasciato tempo per giocare e dedicarmi a passatempi nobile come la lettura.

Comunque contenere questa voglia irrefrenabile di volare come un tappeto magico dentro di un libro e scegliere il ruolo di una casalinga non mi ha lasciato disgustata o arrabiata. Invece mi sono dimessa e ho accettato l’idea.

Insomma, erano così che si educavano le donne in questo secolo e non era della mia natura mettere in discussione il tema. Il mio carattere non è per niente ribelle. Credo che sia più pratico mi sottomettere al sistema. Mi hanno detto che sono tranquilla e trasmetto dolcezza.

Lo sculaccio

Ora dopo lo spavento e lo sculaccio senza preavviso tutto è diventato in uno scherzo.

Anche sorrido quando mi ricordo la scena… per certo, un sorriso un tanto giallo. Chiaramente vedo Edward andare fino al negozio di macellaio della mia mamma, che è vicino a casa nostra e chiedere a “mota” per fare uno sguardo nella mia pose tutta sdraiata a letto con un libro in mano.

Ricordo che al sentire il colpo della verga di mela sulla mia gamba e da un salto uscendo fuori dalla stanza fino raggiungere la cucina e là mi concentrare alle pentole.

Di sicuro mia impettuosa e decisa madre al vedere la scena è stata indignata per il fallimento dell’insegnamento che mi ha trasmesso e per questo, non ha esitato a raccogliere la sua verga di mela e mi dare una buona sculacciata.

Infatti! Fra i valori morali della mia madre, un’imigrante tedesca, Anna Pauline, figlia di un macellaio di Breslavia, era inconcepibile che una delle sue figlie sia stata educata con accuratezza rigida dei tedeschi non è riuscita a compiere i sacri doveri di una casalinga. Quindi, con appena 17 anni già ero sposata, però ancora ho preso una sculacciata per il semplice fatto di amare troppo la lettura dai miei adorati libri in un momento inoportuno.

È per questo episodio così semplice eppure così forte e capace di segnare le generazioni future che io bisogno aprire il mio cuore e dire a voi e tutti Weigert Wanke che piaciono e adorano il culto di leggere un buon libro così come io e anche vorrei offrire questa passione come legato.

Desidero che la storia della sculacciata, sia stimolo e resti registrato quasi come un comando nella memoria delle mie celule e si diffonda tra i miei figli, nipoti e tutti i miei discendenti come una forma di abitudine meravigliosa che io penso di essere una vera delizia che mai lascia una persona sola: la lettura.
Godete dalla mia energia ancestrale che funziona come un segno e cercate di migliorare ancora di più. Leggete per me…

Forse, così sazierò attraverso i miei discendenti questa sete e questa abitudine che mi è stata tanto inaccessibile, così certamente a molte delle donne del secolo XIX.

Il legato che lascio è quello di compensare il mio assoggettamento rispetto alla forma di vita che ho scelto, senza nessuna indignazione al mio destino di essere madre, moglie e casalinga. Invece, ho vissuto momenti meravigliosi in questa vita e mi sono sentita una vera donna. Riconosco che mi piacerebbe … a dire davvero… mi piacerebbe vivere con un tempo più libero per leggere.

Forse a causa del mio assoggettamento e per essere una donna così tranquilla, che si dire con la testa fra le nuvole, io ero un motivo di scherzo tra i miei fratteli che sempre giocavano con me, principalmente quando mi dimenticavo delle cose e dei fatti.

Propria e unica

Per questa forma di essere propria e unica, è che sono diventata il personaggio di molte storie raccontate tra i Weigert e Wanke. Per esempio, prima di preparare il pranzo mi piaceva fare una passegiata attraverso i quartieri dove vivevano i miei fratelli e cugini e guardare nelle pentole e anche chiaccherare un po’,dopo tornavo a casa mia e nella mia cucina mi concentravo a fare il pranzo del giorno.

Anche raccontavano che quando andavo in bagno sempre mi dimenticavo di legare la mia mutandine, sapete quella antica che non erano belle, grande e niente sexy ….. che le donne usavano sopra le grandi gone. Mio fratello sempre mi avvertiva che la parte che la prendeva, era trascinata a terra.

Edward e mamma

Bahh… Ciò mai mi ha disturbato. Però tornando alla storia della sculacciata della mia madre e tornando al tempo di oggi ti racconto che Egon – mio nipote – era quello che difondeva la scena e raccontava con deragliamento, che Edward è stato fino a macellaria, accanto a casa mia dove viveva la mia madre e diceva così in tedesco: Venga, Venga, venga guardare che sta succedendo….

Quando Egon finiva di raccontare la storia, tutti i miei discendenti sorridevano di questo episodio e la sua moglie – Odette la mia nipotina – seguiva dicendo: poveretta si è sposata tanto giovane e neanche sapeva della responsabilità che doveva affrontare.

Lei credeva che si sposando poteva liberarsi di badare tanti fratelli e fare soltanto quello che voleva. Neanche imaginava avere otto figli!

* Mota – mamma in tesdesco almeno nel pensiero degli imigranti che hanno vissuto nel vialle Candido de Abreu, a Curitiba.

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