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Violenza verbale e odio online

Quali sono i limiti del dialogo sui social network?

Le espressioni di odio, violenza verbale e dei diversi modi di discriminazione – razziali, politici, interpersonali e omofobico- richiede leggi che regolano ciò che ‘si parla’ o nella era tecnologica è troppo importante la protezione radicale dell’ecosistema digitale a garantire un flusso ininterrotto di pensiero, senza l’intervento politico e di governo?

Giovanni Ziccardi

Lo scrittore italiano Giovanni Ziccardi, nel suo libro ‘L’odio on-line. Violenza verbale e ossessioni in rete’, mostra il pericolo che accade in un contesto democratico nel far rispettare le regole contro i ‘discorsi di odio’ (hate speech), in una situazione di emergenza a disciplinare altre aree – terrorismo, diffamazione – con il rischio di aprire il varco, allo stesso tempo, a pericolosi potere discrezionali  e a un controllo arbitrario, in ultima analisi, del pensiero che circola  in rete.

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Ziccardi è un avvocato, giornalista e docente e orientatore della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano. Ha fondato e è editore responsabile dal 2000, della rivista scientifica Ciberspazio e Diritto, una periodico online sull’uso di internet nell’ambito giuridico.

Prevenire, educare e sanzionare

“Prevenire, educare e sanzionare,  sono i tre vocaboli dai quali in molti sostengono si debba affrontare la situazione attuale”, lui raccomanda. Una partnership tra governi, esponenti della società civile, forse l’ordine e istituzioni internazionali, sarebbero ventilate come l’unica soluzione per cercare di diminuire il proliferare di simili discordi d’odio, soprattutto online.

La seconda guerra mondiale con i suoi stermini è stato l’evento più importante del Secolo a mostrare al mondo nuove forme di odio e a portare a una necessaria riflessione sul tema. “In quadro simile vi è il timore che si arrivi quasi a un consenso sociale all’odio, a normalizzazione delle aggressioni, a un livello altissimo di tolleranza nelle espressioni estreme”.

Brasile

Nelle sociale network in Brasile, le espressioni di odio sono cominciate dopo le elezioni presidenziali del 2014. Da allora, la situazione è peggiorata, non solo nei commenti politici, ma con opinioni razziste omofobiche, senza limiti e preoccupazione  di una probabile punizione.

In un’intervista con il professore dell’Università di Campinas, a San Paolo, anche un l’articolista della TV Cultura, Leandro Karnal, nel programma Roda Viva,  quando uno dei giornalisti ha domandato sull’odio, così come: chi odia chi?

“Negli ultimi tempi in Brasile, sono apparsi sui social networks messaggi con contenuti di estrema destra, non soltanto conservatori, nonostante, il conservatorismo è una caratteristica della maggioranza delle persone. Sono apparsi  messaggi dell’incitamento all’interversione militare, il fallimento dei diritti civili.  

Mia domanda è: loro sono venuti o sempre erano lì? O erano una specie di malattia che abbiamo controllato? E’ possibile, sono d’accordo, ma io non posso mantenere il verbo nel futuro del preterito, ciò non sono sicuro. L’internet ha appena dato voce a quello che era nascosto, personaggi dalle ombre.

Ci sono molti ‘nosferatu’ (vampiri) che strisciavano come gli acari e muffe e improvvisamente hanno avuto la possibilità di pronunciarsi. La nostra tradizione è per la violenza della schiavitù e violenza sociale. Internet ha appena dato voce e opportunità, a buon mercato, anonima e collettivamente, alle voci dalle ombre che erano molto più grandi, più antiche e più solide (….)

Denominare come l’odio è facile, perché tutte le persone in tutto i gruppi si affrontano e si odiano.

L’odio è una specie di concetto ‘portmanteau’ (che si può mettere tutto quello che è del suo desiderio) perché mi permette di non pensare a me. Mentre odio la presenza degli ebrei nella società tedesca, come risultato del veleno della propaganda nazista, non ho bisogno di pensare sulle mie incompetenze, nel mio fallimento economico. Posso assegnare tutto questo a un certo gruppo. (…)

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